CHI SIAMO
EMILIA
Per raccontare qualcosa di me, ho scelto la carta: Imparare.
Se avessi visto questa carta 15 anni fa, avrei detto che avevano sbagliato a scegliere la didascalia: avrebbero dovuto scrivere ERRORE.
Se l’avessi vista 7 anni fa, avrei pensato la stessa cosa ma non l’avrei detta a voce alta..
Guardandola ora, la trovo geniale e vorrei che ce la imprimessimo tutti nella testa e nel cuore: l’errore è uno step fondamentale del processo di apprendimento.
Eh sì.. Attenzione: ho detto proprio testa e cuore!
Perchè vanno insieme.
Sempre.
Anche se noi spesso lo dimentichiamo.
Quando ci impelaghiamo in una storia che non funziona, portiamo con noi solo il cuore.
Quando scegliamo quel lavoro che ci renderà prima insoddisfatti e poi infelici, portiamo con noi solo la testa.
E nel frattempo facciamo cose, scegliamo cose, viviamo cose.
Ci sarà un motivo per cui li hanno messi entrambi chiusi nello stesso corpo e non hanno creato un cassetto estraibile per lasciarne, all’occorrenza, uno a casa…!
Ma cosa mi è successo in questi 15 anni?
Non voglio certo annoiarvi coi racconti della mia vita, però mi piacerebbe condividere con voi ciò che l’ha cambiata, rendendola migliore.. rendendomi migliore: perché magari potrebbe essere d’aiuto anche a voi!
Sono Emilia: una donna, compagna, madre “frizzante” (come direbbe Fiorello), figlia, amica, docente e formatrice. Ma sono anche tante altre cose che, al momento, non sono pronta a condividere, altre che conoscerete nel tempo, altre ancora che scoprirò io stessa in futuro.
Negli ultimi 15 anni ho fatto 3 scoperte che hanno cambiato il mio sguardo, il mio approccio alla vita, e sono 3 scoperte che ho fatto leggendo libri, incontrando persone, studiando e, soprattutto, sperimentando sulla mia pelle.
1. Se non mettiamo in comunicazione la nostra parte destra (creatività, emozioni) e quella sinistra (logica, pensieri) del cervello, le nostre azioni e direzioni non ci renderanno mai completamente soddisfatti: non saremo mai pienamente al timone della nostra meravigliosa e unica barca. (Intelligenza Emotiva)
2. La Felicità non è solo un’emozione ma è anche una competenza e, come tale, è allenabile. Cioè: per circa il 40%, noi possiamo impattare e determinare la nostra stessa felicità. Pazzesco, no!?
E, senza spoilerare, vi anticipo che allenare la felicità è anche piacevole… molto più che usare il kettlebell in palestra! (Scienza della Felicità)
3. Facendo un banale calcolo, ci accorgiamo che spendiamo circa 14.400 ore (solo di scuola dell’obbligo) a studiare materie di ogni genere, ma neanche una di queste ore è dedicata allo studio di sé stessi: a comprendere i nostri bisogni, a riconoscere i nostri valori, a scoprire i nostri talenti (perché ognuno di noi ha un proprio valore unico!), ad allenare le nostre competenze, ad affrontare le nostre convinzioni limitanti.
“Nostre”: proprio di noi stessi, non generiche dell’uomo.
Se qualcuno ci avesse insegnato tutto questo, oggi saremmo più consapevoli.
Ed essere consapevoli di sé, significa essere pienamente nella propria vita. (Scienza del sé)
COSA
InEmind (In Emotional Mind) Magazine vuole essere un luogo dove poter condividere esperienze e strumenti di apprendimento che riguardano il mondo dell’educazione, della formazione e dell’inclusione.
Ho scelto la carta Punto di Vista perché credo che sia la chiave di volta della relazione: con sé stessi e con l’altro.
Attraverso i diversi punti di vista possiamo conoscere meglio noi stessi e comprendere a fondo l’altro.
Le tre Scienze di cui ho parlato non saranno altro che tre strumenti per ampliare i nostri punti di vista, per migliorare la conoscenza delle nostre emozioni, aumentare l’autoconsapevolezza e costruire il nostro benessere in qualsiasi contesto: a scuola, in famiglia, in azienda.
Nell’educazione, perché siamo nel bel mezzo di un’emergenza educativa (lo diciamo dagli anni ’90!!) ed è ora di utilizzare nuovi strumenti di apprendimento basati sulle ultime scoperte delle neuroscienze, in grado di aiutare i ragazzi ad imparare in maniera più vicina al loro nuovo modo di sentire.
Nella formazione, perché ormai da tempo, i docenti/educatori si trovano a svolgere una funzione molto complessa tra l’insegnamento delle discipline e l’educazione alla vita. Una funzione che, nella varietà del gruppo classe, è difficile da espletare se continua ad essere svolta con i vecchi strumenti con i quali i docenti si sono formati.
Perché anche i genitori, che appaiono a volte esasperati o aggressivi perché oberati dal conciliare lavoro-famiglia, hanno bisogno di nuovi strumenti che gli indichino la strada per trasformare la loro sopravvivenza in benessere.
Nell’inclusione, perché questa nuova società ha un bisogno impellente: essere educata alla diversità come valore.
Dove per diversità non intendiamo (solo) disabilità o plusdotazione.
Ma dove diversità è il principio generale da cui dobbiamo partire per guardare il nostro mondo umano: ricco, solo in quanto vario!
Dove diversità è ciò che è nuovo e, in quanto tale, il nostro pigro cervello, abituato a percorrere sempre gli stessi sentieri, legge come pericoloso.. e, di conseguenza, ci rende resistenti ad esso.
Dove la diversità non è solo al di fuori di noi, ma anche dentro di noi: nuovi diversi inaspettati comportamenti, emozioni, idee, sogni, cambiamenti…
Ecco perché l’inclusione è un processo imprescindibile alla vita.
Se lasciamo fuori qualcosa o qualcuno per paura della diversità, allora non saremo mai completi e consapevoli.
Se invece includiamo, allora conosceremo e sceglieremo consapevolmente se “includere dentro” perché ci piace … o “tenere fuori” perché non ci piace (e non perché, a priori, ci spaventa in quanto diverso).
COME
Il magazine è strutturato in 8 sezioni:
- EDUCAZIONE: in cui, un venerdì al mese, sarà pubblicato un articolo sul tema education.
- FORMAZIONE: in cui, un venerdì al mese, sarà pubblicato un articolo sui temi delle nuove conoscenze e tecniche di formazione di Intelligenza Emotiva, Scienza della Felicità e Scienza del sé.
- INCLUSIONE: in cui, un venerdì al mese, sarà pubblicato un articolo sul tema dell’inclusione (a 360°)
- RE-BALANCE: una rubrica a cura di Sonia Vazzano sul tema della conciliazione famiglia-lavoro e sul welfare aziendale, con cadenza mensile.
- JAMES: una rubrica speciale tenuta da Mr. James, il quale condividerà alcune sue esperienze con l’obiettivo di darci un altro punto di vista e di spingerci ad allenare il nostro pensiero laterale. L’appuntamento con Mr. James è per ogni primo mercoledì del mese, alle 17.00.
- RUBRICA: articoli su vari temi che saranno pubblicati tutte le volte in cui eventi di calendario o vicende particolari ci spingeranno a farci fare una piccola riflessione e lanciare una call to action a chi vorrà condividere un po’ del proprio tempo con noi.
- POSITIVE PRACTICE: un’intervista o il racconto di un’esperienza positive e non best! Perché, nella nostra filosofia, le esperienze importanti sono quelle che generano positività (benessere, felicità) in chi le struttura e in chi ne usufruisce. Esempi di chi, utilizzando gli strumenti che sono alla base del nostro magazine, hanno raggiunto soddisfazione e benessere, personali e comunitari.
- PRODOTTI: ci sarà sempre la compresenza di due prodotti. Il primo sarà fisso e darà la possibilità di avere delle consulenze ad hoc, attraverso una richiesta via mail. Il secondo prodotto varierà nel tempo e rappresenterà un corso di formazione ogni volta differente per temi, obiettivi e destinatari.
Per definire meglio il COME, ho scelto la carta dell’Autenticità.
Non era necessario creare questo magazine. Ci sono milioni di blog in giro, anche su questi temi.
Ma realizzare InEmind Magazine nasce dall’esigenza personale di aiutare gli altri a vivere più facilmente la vita.
Non di certo a vivere una vita facile, ma a viverla con più facilità.
E’ come quando devi andare in un luogo nuovo e non conosci il percorso. Se non hai una cartina, google maps o il navigatore… beh… puoi perderti, o metterci il triplo del tempo e perderti altro della vita. Se invece hai uno di quegli strumenti con te, puoi decidere se attivarlo nella difficoltà, o spegnerlo quando vuoi perderti in una piccola avventura di campagna. Ma se ce l’hai, di sicuro sarai tu a scegliere la strada e arriverai più facilmente.
L’intenzione è quella di condividere strumenti necessari a navigare la nostra vita con meno difficoltà.
E credo che, mentre prima questi strumenti erano utili, oggi sono diventati indispensabili.
Perché l’autenticità? Poiché l’intenzione è aiutare e facilitare, condivideremo solo strumenti collaudati ed esperienze realmente vissute.. magari maschereremo qualche nome in qualche articolo… ma il resto sarà vita vera.
Alla base dei nostri principi ci saranno quelli di Intelligenza Emotiva di Six Seconds, della Scienza della Felicità dell’agenzia 2bhappy, e della Scienza del Sé del professor Sandro Formica.
Gli strumenti pratici saranno tantissimi, uno tra tutti, che stiamo utilizzando per la descrizione del chi siamo e utilizzeremo per tutte le interviste, sono le cards del coaching game Points of You, che ci aiuteranno ad essere ancora più autentici attraverso un percorso di insideout.
PERCHÈ
Ho scelto la carta: Consapevolezza.
La mission di InEmind Magazine è quella di renderci tutti, reciprocamente, profondamente consapevoli di noi stessi, degli altri accanto a noi, del mondo.
E lo faremo tutti insieme perché uno dei tre fondamenti della Scienza della Felicità ci parla del miracolo delle mangrovie e ci insegna che INSIEME crea quel Big Potential in grado di regalarci il successo (inteso come capacità di far accadere le cose.
.. e se volete saperne di più sulle mangrovie.. vi consiglio di proseguire per conoscere il nostro team.. e leggere i nostri articoli!
La carta che ho scelto, per raccontarvi qualcosa di me, è: Perseveranza.
Perché mi piacerebbe essere ricordata come la persona che va avanti nonostante tutto, che fonda se stessa su ciò in cui crede e sulle relazioni che la fanno vivere.
Che si prende cura dell’altro, sempre e comunque e che qualche volta, proprio per questo, dimentica un po’ se stessa.
Che ha detto sì ad un’amica per questo magazine, perché la stima profondamente, ma non ha la minima idea di come sarà questa avventura.
Perché perseverare è il modo di essere con cui cerco di stare al mondo. Con i miei limiti e le mie fragilità, ma sempre con una grande voglia di esserci e non solo di fare.
Perché perseverare è il modo in cui possiamo alimentare i nostri sogni. E io, se potessi scegliere, non vorrei mai smettere di sognare. A proposito: in stanza ho un bonsai che ho chiamato “Sogno”.
COSA (Di cosa parlerò?)
Di relazione tra famiglia e lavoro. Di vita personale e professionale che si intrecciano. Di equilibrio difficile e di integrazione complicata. Di quanto sia importante dare ad ogni ambito il giusto spazio, nello sforzo di preservarne sempre l’identità.
COME (In che modo lo farò?)
Provando a strapparvi un sorriso. Perché il tema è già tanto serio e complicato e non vorrei renderlo più serio io. Soprattutto perché se vi annoiate e uscite dal blog, Emilia non mi vorrà più nel suo team… E spero di farlo anche mettendomi in ascolto di voi lettori, che potrete scrivermi per suggerirmi questioni a voi più care che vi piacerebbe fossero affrontate.
PERCHÈ (Ho scelto questi temi e questo magazine?)
Perché nascono dal mio lavoro attuale nella Fondazione Marco Vigorelli, una no profit che cerca di diffondere una nuova cultura della conciliazione famiglia-lavoro, nelle aziende e tra i dipendenti, fondata sulla centralità della famiglia, chiave del processo produttivo.
Questo magazine non l’ho scelto io in verità, sono stata scelta (non so perché). Però ho detto il mio sì, e ho puntato tutto, perché ho riconosciuto nel suo messaggio qualcosa che ci accomuna: il coraggio di esprimere sempre
’emozione, perché in essa riscopriamo ogni volta tanta vita.
La carta che ho scelto è: Autenticità.
In un mondo che ci vuole tutti uguali, tutti con lo stesso telefono, con lo stesso marchio di abiti, con le stesse schiariture (un tempo si chiamavano meches, oggi shatush e degradé)… che ci vuole tutti con le lenti a contatto anzi, no, meglio gli occhiali, che ci vuole educati o che ci vuole ribelli, un mondo che ci incasella per quello che diciamo o pensiamo, un mondo dove se non sei social non esisti o esisti solo perché sei social..
IO voglio essere e fare tutto questo perché lo voglio veramente, perché sono io che scelgo di essere così, o meglio perché sono così, unica e autentica, per me perfetta e senza paura di esserlo.
Perché so di essere autentica, ma spesso lo dimentico.
Io sono l’insieme delle mie emozioni e delle mie paure. Devo imparare a credere in loro.
Per questo quando Emilia mi ha chiesto di far parte di questa squadra ho pensato che fosse un’opportunità perché quando lavori con una persona aperta al dialogo, al contraddittorio è sempre un’opportunità per liberare la nostra autenticità.
COSA
Metto a disposizione del magazine la mia passione, il mio punto di vista e la mia esperienza cercando di trasformarli in un dono per chi leggerà il magazine, per chi anche solo di passaggio si soffermerà, per chi ha voglia di vedere il mondo con un altro sguardo: lo sguardo delle emozioni.
COME
In un primo momento non ragiono più del dovuto, può sembrare strano lo so, ma per me le emozioni sono istintive e personali, le annoto nella testa. Io in quel momento provo qualcosa e mi rende unica.
Poi però penso a quello che mi è mancato: a quali strumenti non ho avuto nel mio passato, quando ero bambina, adolescente, lavoratrice, mamma, educatrice e anche mamma-educatrice-lavoratrice e allora lascio andare i pensieri perché si trasformino insieme alle emozioni. E sono le emozioni che ascolto quando cerco di mettermi al posto di voi lettori per capire o provare a capire cosa vorreste leggere. Mi calo nei panni di un adolescente, di una mamma, di un papà, di un lavoratore del terzo millennio. Divento spettatore critico, cerco di essere una voce fuori dal coro. Così quando ci confrontiamo sugli articoli o decidiamo quale argomento affrontare diventa più un Simposio che una riunione. Dove il nostro amore è l’amore e la passione per costruire per voi qualcosa di speciale.
PERCHÈ
Perché tutti noi dovremmo avere gli strumenti per essere unici nel nostro percorso camminando con gli altri.
Perché questo nostro progetto può essere una biblioteca dove attingere e se si vuole condividere pensieri, esperienze e riflessioni.
Perché se quella bambina, adolescente, mamma, educatrice e anche mamma-educatrice-lavoratrice avesse avuto la possibilità di imbattersi in InEmind magazine sarebbe stata la stessa di adesso ma con più consapevolezza.
Per essere unici bisogna essere determinati nelle proprie scelte, nel saper ascoltare, ma ragionare con la propria testa e con le proprie emozioni.
E per me Inemind Magazine è questo: è unico.
I chose the card ‘Creativity‘.
Creative – relating to or involving the use of the imagination or original ideas to create something.
We are all capable of using our imagination and ideas to create something, we do it every day. We started being creative at a very young age, from inventing games to naming our toys or choosing who we would like to dress up as on any particular day.
The house I grew up in had a large garden surrounding the house, and me and my brother made full use of it. We played tennis on the Centre Court at Wimbledon using a ladder as the net, we scored on our debuts football for England at Wembley Stadium using trees for goal posts. Every year we took part in the Olympic Games, using sticks for javelins, heavy stones for the shot-putt and our long driveway as our 100 metres running track.
Our imaginations, our creativity took us all over the world. I miss those days. As we grow older, our creativity takes a back seat, we’re encouraged to follow set paths, study subjects that we’re not interested in and eventually take jobs we don’t really want to do. Creativity should be nurtured, encouraged and rewarded. We all have it in us, but sometimes we’re too afraid to use it. And that’s a shame.
WHAT?
Sharing what I have learnt about everyday experiences and objects that encourage you to look at things in a different way and hopefully encourage you to find out things about our world, and yourselves, that will make each day more interesting, creative and rewarding.
HOW?
By passing on loads of, sometimes useless, knowledge that I have picked up from reading books, listening to podcasts, watching TV and talking to other people. Everyone has a story to tell or fact to share.
WHY?
Broadening our minds and opening ourselves up to learning about as many things that interest us as possible makes us nicer to each other. This magazine will enrich our minds, get us thinking and opening up our creative side once again.
La carta che ho scelto, per raccontarvi qualcosa di me, è: Perseveranza.
Perché mi piacerebbe essere ricordata come la persona che va avanti nonostante tutto, che fonda se stessa su ciò in cui crede e sulle relazioni che la fanno vivere.
Che si prende cura dell’altro, sempre e comunque e che qualche volta, proprio per questo, dimentica un po’ se stessa.
Che ha detto sì ad un’amica per questo magazine, perché la stima profondamente, ma non ha la minima idea di come sarà questa avventura.
Perché perseverare è il modo di essere con cui cerco di stare al mondo. Con i miei limiti e le mie fragilità, ma sempre con una grande voglia di esserci e non solo di fare.
Perché perseverare è il modo in cui possiamo alimentare i nostri sogni. E io, se potessi scegliere, non vorrei mai smettere di sognare. A proposito: in stanza ho un bonsai che ho chiamato “Sogno”.
COSA (Di cosa parlerò?)
Di relazione tra famiglia e lavoro. Di vita personale e professionale che si intrecciano. Di equilibrio difficile e di integrazione complicata. Di quanto sia importante dare ad ogni ambito il giusto spazio, nello sforzo di preservarne sempre l’identità.
COME (In che modo lo farò?)
Provando a strapparvi un sorriso. Perché il tema è già tanto serio e complicato e non vorrei renderlo più serio io. Soprattutto perché se vi annoiate e uscite dal blog, Emilia non mi vorrà più nel suo team… E spero di farlo anche mettendomi in ascolto di voi lettori, che potrete scrivermi per suggerirmi questioni a voi più care che vi piacerebbe fossero affrontate.
PERCHÈ (Ho scelto questi temi e questo magazine?)
Perché nascono dal mio lavoro attuale nella Fondazione Marco Vigorelli, una no profit che cerca di diffondere una nuova cultura della conciliazione famiglia-lavoro, nelle aziende e tra i dipendenti, fondata sulla centralità della famiglia, chiave del processo produttivo.
Questo magazine non l’ho scelto io in verità, sono stata scelta (non so perché). Però ho detto il mio sì, e ho puntato tutto, perché ho riconosciuto nel suo messaggio qualcosa che ci accomuna: il coraggio di esprimere sempre l’emozione, perché in essa riscopriamo ogni volta tanta vita.
La carta che ho scelto è: Autenticità.
In un mondo che ci vuole tutti uguali, tutti con lo stesso telefono, con lo stesso marchio di abiti, con le stesse schiariture (un tempo si chiamavano meches, oggi shatush e degradé)… che ci vuole tutti con le lenti a contatto anzi, no, meglio gli occhiali, che ci vuole educati o che ci vuole ribelli, un mondo che ci incasella per quello che diciamo o pensiamo, un mondo dove se non sei social non esisti o esisti solo perché sei social..
IO voglio essere e fare tutto questo perché lo voglio veramente, perché sono io che scelgo di essere così, o meglio perché sono così, unica e autentica, per me perfetta e senza paura di esserlo.
Perché so di essere autentica, ma spesso lo dimentico.
Io sono l’insieme delle mie emozioni e delle mie paure. Devo imparare a credere in loro.
Per questo quando Emilia mi ha chiesto di far parte di questa squadra ho pensato che fosse un’opportunità perché quando lavori con una persona aperta al dialogo, al contraddittorio è sempre un’opportunità per liberare la nostra autenticità.
COSA
Metto a disposizione del magazine la mia passione, il mio punto di vista e la mia esperienza cercando di trasformarli in un dono per chi leggerà il magazine, per chi anche solo di passaggio si soffermerà, per chi ha voglia di vedere il mondo con un altro sguardo: lo sguardo delle emozioni.
COME
In un primo momento non ragiono più del dovuto, può sembrare strano lo so, ma per me le emozioni sono istintive e personali, le annoto nella testa. Io in quel momento provo qualcosa e mi rende unica.
Poi però penso a quello che mi è mancato: a quali strumenti non ho avuto nel mio passato, quando ero bambina, adolescente, lavoratrice, mamma, educatrice e anche mamma-educatrice-lavoratrice e allora lascio andare i pensieri perché si trasformino insieme alle emozioni. E sono le emozioni che ascolto quando cerco di mettermi al posto di voi lettori per capire o provare a capire cosa vorreste leggere. Mi calo nei panni di un adolescente, di una mamma, di un papà, di un lavoratore del terzo millennio. Divento spettatore critico, cerco di essere una voce fuori dal coro. Così quando ci confrontiamo sugli articoli o decidiamo quale argomento affrontare diventa più un Simposio che una riunione. Dove il nostro amore è l’amore e la passione per costruire per voi qualcosa di speciale.
PERCHÈ
Perché tutti noi dovremmo avere gli strumenti per essere unici nel nostro percorso camminando con gli altri.
Perché questo nostro progetto può essere una biblioteca dove attingere e se si vuole condividere pensieri, esperienze e riflessioni.
Perché se quella bambina, adolescente, mamma, educatrice e anche mamma-educatrice-lavoratrice avesse avuto la possibilità di imbattersi in InEmind magazine sarebbe stata la stessa di adesso ma con più consapevolezza.
Per essere unici bisogna essere determinati nelle proprie scelte, nel saper ascoltare, ma ragionare con la propria testa e con le proprie emozioni.
E per me Inemind Magazine è questo: è unico.
I chose the card ‘Creativity‘.
Creative – relating to or involving the use of the imagination or original ideas to create something.
We are all capable of using our imagination and ideas to create something, we do it every day. We started being creative at a very young age, from inventing games to naming our toys or choosing who we would like to dress up as on any particular day.
The house I grew up in had a large garden surrounding the house, and me and my brother made full use of it. We played tennis on the Centre Court at Wimbledon using a ladder as the net, we scored on our debuts football for England at Wembley Stadium using trees for goal posts. Every year we took part in the Olympic Games, using sticks for javelins, heavy stones for the shot-putt and our long driveway as our 100 metres running track.
Our imaginations, our creativity took us all over the world. I miss those days. As we grow older, our creativity takes a back seat, we’re encouraged to follow set paths, study subjects that we’re not interested in and eventually take jobs we don’t really want to do. Creativity should be nurtured, encouraged and rewarded. We all have it in us, but sometimes we’re too afraid to use it. And that’s a shame.
WHAT?
Sharing what I have learnt about everyday experiences and objects that encourage you to look at things in a different way and hopefully encourage you to find out things about our world, and yourselves, that will make each day more interesting, creative and rewarding.
HOW?
By passing on loads of, sometimes useless, knowledge that I have picked up from reading books, listening to podcasts, watching TV and talking to other people. Everyone has a story to tell or fact to share.
WHY?
Broadening our minds and opening ourselves up to learning about as many things that interest us as possible makes us nicer to each other. This magazine will enrich our minds, get us thinking and opening up our creative side once again.