“Dicono che non esista rumore più forte al mondo, di una borraccia di alluminio che cade in classe mentre l’insegnante spiega”.
In realtà potrei raccontare anche il rumore dei bambini che cadono da seduti. Anche quello impatta notevolmente sul nostro sistema nervoso.
Le leggi della fisica ci insegnano che una sedia, poggiata su 4 gambe, non può ritrovarsi roteata di 90° senza alcuna spinta esterna.
E invece.. accade!
Accade che stai spiegando e proprio quel ragazzino che ti sta guardando (a volte anche con il gomito poggiato sul banco e la testa sulla mano) … improvvisamente, mentre lo fissi negli occhi…puff… non lo vedi più e te lo ritrovi magicamente a terra.
E mentre cerchi di capire come abbia fatto a non spaccarsi il mento e fai un voto alla Madonna… lui, come un bradipo, risale lentamente al livello banco, neanche stesse scalando l’Everest!
Potrei raccontarvi anche di quando all’ultimo banco si gioca con i pennarelli e magicamente, i pennarelli rossi non solo scoppiano… ma scoppiano esattamente sotto il naso e intorno alla bocca e tu, sempre mentre stai spiegando, ti volti e li vedi dissanguati … e ti senti in un film di Tarantino.
L’unica volta, invece, in cui pensi sia il pennarello e non ti alzi tipo “ER- medici in prima linea”, ti ritrovi dopo due minuti con maglia e pantaloni rossi, 7 ragazzini impressionabili svenuti con trauma cranico e il resto della classe che ti guarda come fossi un’insensibile snaturata.
Vita da insegnante. Che ne sapete, voi?!
Ma non abbiamo problemi solo alle coronarie e al sistema nervoso! Abbiamo anche problemi gastrointestinali (tutte le volte che non studiano, o si distraggono), problemi urologici (tutte le volte che non puoi lasciarli soli in classe mentre ti scappa la pipì e il collaboratore non si trova), problemi alle corde vocali (tutte le volte che ti parte l’embolo e, per evitare di farti venire un ictus, ti strappi la corda vocale con un urlo che manco la Callas!).
Potrei scendere nei dettagli, ma penso di aver reso l’idea…
Elenco solo le paroline-chiave: vulnerabilità, vergogna, abbassamento dell’autostima, attacchi di panico, burn-out.
In poche parole succede questo: noi entriamo in classe e, per seguire le indicazioni dei genitori, del MIUR, del dirigente, dei ragazzi, della coscienza che è in te….. salutiamo noi stessi e i nostri bisogni all’ingresso dell’aula, e ci rivediamo quando usciamo.
A volte esco e mi accorgo che devo fare pipì urgentemente, o che ho mal di testa, o mi ricordo che ho una famiglia… o che ho un problema.
Insomma mi ricordo che esisto.
A scuola, sono un corpo-cervello-cuore prestati alla classe.
Le emozioni?! Quali emozioni?! In classe si attiva solo l’amigdala: siamo sempre in fase ATTACCO o FUGA.
Allora io direi che per le vacanze il compito sarà: riscoprirci!
Quest’anno, dopo che il nostro corpo si sarà riposato, scegliamo di andare in vacanza con noi stessi.
Magari ci stiamo simpatici!
Proviamo ad entrare in contatto con le nostre emozioni, non solo con quelle degli altri…
Alleniamo la nostra Intelligenza Emotiva: se l’alleniamo per tutta l’estate… a settembre sarà un meccanismo che farà ormai parte di noi! … e ci aiuterà ad entrare in classe, senza lasciare “noi stessi” fuori.
Come si fa?!
Vi consiglio le tre domandine magiche di Six Seconds:
◉ COSA STO PROVANDO ? (Sono davvero consapevole delle mie emozioni?)
◉ QUALI ALTERNATIVE HO ? (Sono davvero intenzionali le scelte che sto facendo?)
◉ COSA É DAVVERO IMPORTANTE PER ME ? (Le mie azioni sono davvero in linea con i miei valori?)
Fatevi queste 3 domande: in doccia, sotto l’ombrellone, mentre scegliete il ristorante, quando decidete che vestito indossare, prima di lasciare il fidanzato, se accompagnate i vostri figli all’aeroporto,..
Fatevi queste 3 domande… e, assieme al castello di sabbia, ne avrete costruito uno ricco di consapevolezza emotiva.
Buone meritate vacanze, proff.!
Dal burn out all’ombrellone
Emilia Andriella