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E-Motivare in 10 minuti

  • Categoria dell'articolo:Formazione

Maestra, mi sto annoiando!
Luca, 8 anni

Prof… scusa se te lo dico, senza offesa, eh!… ma questa attività è noiosa!
Davide, 12 anni

Cari maestrƏ e proff, cosa ci succede quando sentiamo queste parole? Che emozioni proviamo?
Quali pensieri?
Che cosa accade dentro e fuori di noi, veramente?!

Sembra un banale feedback, eppure ci arriva dritto allo stomaco e sembra mettere in discussione non solo la nostra scelta didattica, ma anche la nostra professionalità e la nostra persona.
Inspiegabilmente, non è l’esercizio ad essere noioso ma noi che lo abbiamo scelto.
Quindi: NOI siamo noiosi.
La cosa ci tocca a tal punto che, spesso, ci offendiamo.
E per non sentirci maggiormente travolti da quella che ci arriva come “critica”, ci raccontiamo magari che oggi questi ragazzi vogliono avere le “cose facili” e che internet e i social gli hanno presentato una realtà che non esiste e ora tutto li annoia. Continuiamo così dicendo a noi stessi che ormai i ragazzi arrivano a scuola demotivati ed è impossibile lavorarci con questi presupposti.

Forse però è arrivato il tempo di rifletterci su e scoprire, una volta per tutte, se è nato prima l’uovo o la gallina.
Quindi la domanda da porsi è: la motivazione è un prerequisito dell’alunno o è il primo obiettivo della Scuola?

Sembrerebbe che Platone ai discepoli dell’Accademia, dicesse loro di non entrare se non sufficientemente motivati.
La Scuola non può farlo: non seleziona, ma forma. E forma tutti, nessuno escluso.
Partendo da questo assunto, la risposta alla domanda, in accordo col prof. Philippe Merieu, non presenta equivoci: la motivazione dell’alunno è il primo obiettivo della Scuola, e con Scuola intendo docente.

Ebbene sì, abbiamo anche questo grande compito.

Eppure noi studiamo, ci prepariamo le lezioni, cerchiamo parole che abbiano appeal… e dopo tutto questo gran lavoro, entriamo in classe e c’è sempre qualcuno che si annoia.
Com’è possibile?
Ma, soprattutto, cosa ci potrebbe aiutare?

Come al solito, chi ci viene incontro e ci sostiene (o ci colpisce) sono sempre loro: le emozioni.

Importanti pedagogisti, tra cui il prof Luigi D’Alonzo, sostengono che ci sia un terzo educatore, il più potente di tutti: il CONTESTO.
E il CONTESTO manifesta il suo potere attraverso il clima emotivo, che determina l’atmosfera in cui docenti e studenti si relazionano tra loro in classe.
Il clima emotivo può facilitare o ostacolare la lezione (e, di conseguenza, l’apprendimento) perchè può essere sereno, produttivo, litigioso o fonte di disturbo.

Quindi, la motivazione del gruppo classe dipende sicuramente dal tipo di lezione che prepariamo ma ancor di più da quanto, prima di iniziare, riusciamo ad ingaggiare i ragazzi.
La motivazione ha molto più a che fare con il clima emotivo che con la lezione tecnica in sé.

Ciò vuol dire che se non stabilisco una connessione emotiva con i miei alunni, per quanto potrò essermi preparato sull’argomento da trattare, per quanto potrà essere di valore il contenuto che presento, potrei trovarmi alunni annoiati, distratti e non interessati alla mia lezione.

Pazzesco!
Ma vero!

E come facciamo a stabilire una connessione?
Tutti noi sappiamo come fare. Il punto è che non lo facciamo quotidianamente, o non lo facciamo nel momento utile alla lezione, perchè ancora non crediamo che 5 minuti di AUTENTICO “come state, oggi?” possano essere il fondamento dell’attenzione armonica in classe.

Allora, cari colleghi..
Se le neuroscienze e le nuove teorie pedagogiche non ci convincono, facciamo quello che, per salvezza, sperimentiamo ogni giorno: proviamoci!

Da domani, appena entriamo in classe, proviamo una nuova routine: un check emotivo di 10 min.
Ogni studente (e, perchè no, anche l’insegnante!) dovrà scrivere su un post it l’emozione con cui è arrivato, mostrarla alla classe e attaccarla su un cartellone appositamente creato per tracciare il clima emotivo del CONTESTO classe.
Chi vorrà, potrà condividere il perchè della sua emozione.

A cosa serve?
A. Dare un nome alle emozione crea consapevolezza di sé.
B. Dichiarare il proprio stato emotivo al gruppo:
1. Connette.
2. Attiva l’empatia.
3. Responsabilizza il gruppo verso il singolo, e viceversa.
E un docente che dedica del tempo allo stato emotivo del suo gruppo classe manifesta un interesse verso la PERSONA, prima ancora che verso l’ALUNNO.

In fondo lo sappiamo bene che dietro al bisogno di ogni singolo studente, c’è quello di essere visto, accolto e accettato così com’è.

Colleghi educatori,
prendiamoci carico di e-motivare i nostri studenti, ed iniziamo a farlo mostrando interesse verso le loro emozioni.


Emilia Andriella