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Il prezzo della Felicità

  • Categoria dell'articolo:Educazione

“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…Ci vogliono i riti.”

Ma che cos’è un rito?
Per dirla con la volpe, è ciò che rende una situazione, un giorno o un’ora speciali.

In realtà, è anche di più.
Antoine De Saint-Exupéry per spiegare il processo del rito, usa tre emozioni in maniera esplicita e ne nasconde molte altre.

Il rito è un vero e proprio processo educativo di gestione emotiva.

Ogni bambino, come ci insegna Umberto Galimberti, nasce in natura con delle pulsioni che solo attraverso la cultura, ad esempio, del mito, si trasformano in emozioni.
E per far sì che le emozioni maturino in sentimenti c’è bisogno della Letteratura.. delle esperienze indirette dei grandi poeti e letterati.
Ma sono fondamentali anche le esperienze educative dirette: il rito ne è un esempio.

Felicità, agitazione, inquietudine, insicurezza, frustrazione, attesa, speranza, felicità, fiducia..
Si tratta di un vero e proprio processo di crescita.

Ma qual è il “prezzo della felicità”?
É lei: l’Attesa.
Una retta parallela al cammino dei nostri ragazzi.
Si incontreranno mai?!
Sono decenni che ci lamentiamo del fatto che i nostri figli non sono in grado di aspettare: aspettare la cena, il nuovo gioco, la fine della lezione o di un discorso del papà, la fidanzata che gli dica di sì per la prima volta, il terzo colloquio per ottenere un lavoro, l’uomo/donna giusti da sposare, la quiete dopo la tempesta che evita il divorzio, il nuovo compagno/a con i suoi 3 figli…
Ed ora, nell’anno pandemico, sono passati a non poter più attendere nulla: niente feste, né parchi giochi, né abbracci agli amici del cuore, nè primi baci, primi fidanzati, prime volte,
né discoteca, concerti, aperitivi, viaggi…

E se non c’è attesa, non c’è speranza.
Senza la speranza, non c’è la possibilità.
Senza possibilità non ci sono sogni.
Senza ragazzi coi loro sogni, non c’è domani.
Allora creiamoli noi i riti, nonostante e contro tutto.
Ogni giorno.
In modo da educare i nostri figli ai processi emotivi che fanno crescere.
Così che ci sia attesa, poi speranza, poi felicità, poi fiducia.
E sogni.
E futuro.

Bea: “La verità è che mi manca un fidanzato”
Valentina: “Ma tu non lo hai mai avuto il fidanzato!”
Bea: “Cioè.. più che il fidanzato, mi manca uscire ogni sabato alla ricerca del fidanzato”
Valentina: “Ma stai scialla! Tanto qua non cambia niente!”
Beatrice e Valentina, 14 anni


Emilia Andriella