Ogni docente può vantare nel suo curriculum almeno un alunno, per ciclo, simile a Leo.
Uno di quelli a cui fai una domanda banale su ciò che hai spiegato all’ultima lezione e che ti risponde “In che senso?!” proprio come Leo, il protagonista di Un sacco bello di Verdone.
Nel mio curriculum, il vincitore è senza dubbio Roberto. Un ragazzino intelligente ma sempre con la testa tra le nuvole.
Ero arrivata a pensare che anche la madre mentisse.
“Signora, suo figlio non studia. Oggi ha vinto il premio degli ehmm”.
“Ma come?! Abbiamo studiato tutto il pomeriggio!”.
Finché un giorno osservai cosa faceva mentre pronunciava i suoi soliti ehm, accompagnati dal suo sguardo al soffitto.
Il suo collo iniziava a riempirsi di chiazze rosse, si strofinava le mani come Gargamella, faceva uno strano dondolio col piede sinistro, ingoiava come se stesse deglutendo un pillolone di antibiotico.
Ansia. Tanta. Tantissima.
E, con fatica, poi, scoprii che studiava, più e meglio degli altri.
Perchè le emozioni contano.
Perchè le emozioni ci muovono verso o ci bloccano contro.
Ci insegnano la matematica, l’astrofisica.. e non ci spiegano come funzioniamo.
Studiamo il sistema nervoso e non le emozioni che di questo fanno parte.
Eppure esistono! Le emozioni ci guidano nelle scelte! Ci rendono consapevoli!
Vogliamo leader e non educhiamo all’intelligenza emotiva.
Vogliamo eliminare il bullismo e non alleniamo l’empatia.
L’emisfero destro è estromesso dai programmi educativi!
Senza formazione sull’ Intelligenza Emotiva, Scienza del Sè e Scienze positive la società proseguirà nel suo essere inconsapevole, nel suo farsi guidare da fuori, nel non soddisfare i propri bisogni perchè poi.. mica è facile, tenendo fuori le emozioni, capire quali siano davvero i nostri bisogni?!
Come potrebbe, altrimenti, un genitore o un insegnante aiutare il suo futuro Leo?.. o gestire se stesso mentre il futuro Leo, persevererà nel chiederci In che senso?!
In che senso, prof?
Emilia Andriella