“Nel frattempo un compagno che non pensa al futuro
Sta mangiando qualcosa che gli è uscito dal naso
è da un po’ che lo tenevo d’occhio
Era un cappero color pistacchio”
Il Primo giorno di scuola – Elio e le Storie Tese
Ve lo ricordate il vostro compagno di banco del primo giorno di scuola della primaria?
… io… molto bene!
Ma quanto contano davvero, da 1 a 10, questi nuovi compagni di classe?!….
Insegno da 17 anni e, per 17 anni, cambiando città, cambiando quartiere, cambiando istituto, cambiando millennio, cambiando colleghi e famiglie… ho sempre rivisto le stesse scene!
Bambini che piangono e, cosiddette, mamme-popup: mamme con palpebre tirate, occhi gonfi, mascelle serrate, braccia come tentacoli a ventosa… che si nascondono dietro le lavagne, nei bagni, tra i giubbini, sotto le finestre, dietro ai cespugli, sotto le cattedre e, qualche volta, anche dietro le sedie dei figli.
E, improvvisamente, spuntano da qualche parte come un pop up!
Perchè i loro figli sono diversi. Hanno bisogni diversi. Sono più sensibili. Loro li conoscono bene.
Tu, maestr*, non li conosci.. e, per quanto tu sia bravissim*, non puoi tenere tutti sott’occhio e non potrai cogliere il bisogno dei loro figli: diversi, speciali, sensibili.
Certo non tutte le mamme e tutti i bambini sono così!
Le mamme-popup, però, sono talmente sicure di quello che sentono e dicono, che convincono anche te!
Quindi per anni ho accolto, ascoltato e seguito le loro indicazioni.
Sono andata avanti con la convinzione, poi pregiudizio, che i loro figli piangessero perchè sentivano la mancanza della mamma: bambini speciali, diversi.. rapporti speciali, diversi.
Ma i racconti dei bambini non mentono mai.
E io sono una che fa mille domande, ogni giorno, in ogni città, quartiere, istituto, famiglia…
E così… ho fatto una scoperta che mi ha fatto odiare lo scienziato Doc (quello di Ritorno al futuro ndr..) e la sua macchina del tempo, solo per il fatto che non fossero entrambi reali.
Ho scoperto che, per quanto esistano mamme speciali di bambini speciali con rapporti affettivi speciali, i bambini in prima elementare piangono per un solo motivo: i compagni “speciali” che hanno lasciato alla scuola dell’infanzia.
Non gliene frega nulla della nuova aula, del collaboratore scolastico strano, della maestra pazza, della loro mamma-popup che soffre di sindrome dell’abbandono.
Vogliono solo i loro compagni del ❤️.
Loro ci diranno: ma si attaccano a noi, chiamano “mamma”!
E noi risponderemo: certo! se fossero già così consapevoli da dire a parole che gli manca l’amichetto, sarebbero tanti Dalai Lama! É pur vero che l’occhio gonfio della mamma e i suoi tentacoli non li aiutano a staccarsi da ciò che è sicuro per andare verso il nuovo (ignoto e, per questo, incerto).
Allora cosa fare per aiutare le mamme speciali di bambini speciali a non trasformarsi in mamme-popup e bambini tristi?!
Aprire i cuori e le menti di entrambi al nuovo.
Raccontare a sé stesse e ai figli… dei primi compagni di classe, di come ci sembravano diversi da noi e di come li portiamo ancora con affetto nelle nostre vite o nei nostri ricordi…
E anche ricordare ai bambini stessi, di come i loro compagni della scuola dell’infanzia gli fossero sembrati “nemici” e di come sono diventati i loro amici del ❤️.
Buon nuovo viaggio di conoscenza a tutti….
Inizio a cuore aperto
Emilia Andriella