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Intervista a Veriana Romano

 

Oggi nella giornata mondiale della Gentilezza intervistiamo Veriana Romano, Genio Positivo, CHO, Assessor IE, Coach Creativo.

Ciao Veriana, oggi si celebra la giornata mondiale della gentilezza.
Pensi che la gentilezza sia davvero importante nella vita quotidiana, nelle relazioni?
Qualche giorno fa ho letto una storia che condivido con gioia.
Un tassista a New York a fine turno viene chiamato per un’ultima corsa. Si ferma davanti casa del cliente, suona il clacson ma nessuno esce. Suona di nuovo e ancora nessun risultato.
Si spazientisce, è la sua ultima corsa per quel giorno. Sta proprio per lasciar perdere e andare via. Decide di aspettare. Scende dal taxi e, quando suona il campanello, sente una voce flebile dire: “Solo un momento, per favore”.
Ci è voluto un po’ prima che la porta si aprisse e ne uscisse una minuta e anziana signora. Doveva avere circa 90 anni e aveva una piccola valigia in mano.
“Per favore, ragazzo, potresti portarmi la valigia fino alla macchina?”, chiede la donna. Il tassista prende la valigia, la ripone nel bagagliaio e torna da lei, la prende sotto braccio e l’accompagna lentamente verso l’auto. La signora, sorride e ringrazia.
Entrata nel taxi, comunica la destinazione. È diretta all’ospizio, dove trascorrerà quello che le rimane della sua vita. Chiede al tassista di passare per il centro.
“Ma non è la via più corta, allunghiamo di parecchio”, l’avverte il tassista.
“Non ho fretta di raggiungere il luogo”, aggiunge con dolcezza.
A quel punto il tassista spegne il tassametro.
“Abbiamo trascorso le due ore successive insieme, ho guidato per la città e lei mi ha mostrato l’albergo dove aveva lavorato come centralinista. Siamo passati per così tanti posti, mi ha fatto vedere la casa in cui lei e il suo ultimo marito avevano vissuto, quando erano ancora giovani e la scuola di danza dove aveva studiato da ragazzina. In alcune strade mi ha chiesto di guidare molto lentamente ed era attaccata al finestrino come avrebbe fatto un bambino curioso. Siamo arrivati all’ospizio che era ormai sera”, racconta il tassista.
Arrivati all’ingresso, due infermiere hanno messo la donna su una sedia a rotelle e preso la sua valigia.
“Quanto ti devo per la corsa?” chiede la donna, aprendo la borsa.
“Niente”, risponde il tassista e senza neanche pensarci, le ha dato un abbraccio forte, ricambiato con forza.
“Hai reso un’anziana donna, alla fine della sua vita, felice. Grazie!” e i suoi occhi si sono riempiti di lacrime.
Cosa ha spinto il tassista ad aspettare? Quale valore ha agito, sostenendo l’ultimo viaggio dell’anziana signora?
La gentilezza! E la gentilezza è una scelta. Un modo di comportarsi incentrato sull’attenzione e la cura degli altri, messa in pratica attraverso la cortesia dei piccoli gesti, la pazienza, la cura, il garbo, l’ascolto dei bisogni degli altri, il rispetto e la fiducia verso l’altro.
Essere gentili è un modo di essere sano ed equilibrato molto funzionale nei rapporti interpersonali, è un atteggiamento profondo che comprende generosità, umiltà e disponibilità.
Di fronte ad una gentilezza ci tranquillizziamo, un gesto o una parola gentili hanno il potere di far cadere le resistenze e i pregiudizi e sono in grado di liberare chi lo riceve dalle emozioni spiacevoli, creando quell’empatia che ci fa sentire accolti.
La gentilezza è un ingrediente essenziale per tenere insieme le persone, a qualsiasi livello, per non sprecare il patrimonio di rapporti umani che possediamo, per vivere meglio con sé stessi e con gli altri. Tante cose possono cambiare, in meglio, nella nostra vita e in quella di chi ci circonda.
Basta davvero poco per cogliere in pieno una serie di benefici, che vanno dalla qualità delle relazioni fino al benessere fisico. Benefici che spesso sprechiamo solo per stili di vita sbagliati, dove la gentilezza si eclissa.
Le maniere forti e rudi complicano le relazioni e le rendono insostenibili. Al contrario, come dimostra anche la ricerca degli psicologhi americani John Gottman e Robert Levenson, i piccoli gesti quotidiani, ispirati appunto alle buone maniere, rafforzano i legami, fanno sfumare le tensioni, rendono felici chi li riceve. In una parola: trasmettono amore.

 

Tu sei un Genio Positivo e un CHO.
Ci spieghi cosa vuol dire?

Sono diventata Genio positivo® a fine febbraio 2019 nel percorso di 2bHappy sulla Scienza della Felicità e Chief Happiness Officer (CHO) a giugno 2020, con l’IIPO – Italian Institute For Positive Organization
Il Genio Positivo è un esperto di Scienza della Felicità, che si impegna a generare e diffondere la cultura della positività per creare un cambiamento concreto nella nostra società, attraverso la realizzazione del principio della “felicità prima di tutto e per tutti”.
Il Chief Happiness Officer è colui che accompagna la crescita positiva di persone e team sia per il benessere delle persone che per i risultati di business. Utilizza il costrutto della Scienza della Felicità, per contribuire allo sviluppo di organizzazioni positive, luoghi in cui le persone si sentono realizzate, perché hanno la possibilità di imparare, crescere, esprimere ciò che sono.
La fiducia nel loro potenziale e il rispetto che ricevono le fanno sentire pienamente coinvolte e continuamente rigenerate.
Essere un Genio Positivo e un CHO, per me significa aver fatto della felicità una competenza e contribuire alla divulgazione della Scienza della Felicità nella comunità, compresa quella scolastica e aziendale. Creare una cultura della gentilezza sul posto di lavoro sta diventando un obiettivo per molte aziende di successo. I ricercatori citano studi che evidenziano il potere di un ambiente di lavoro più gentile, che produce profondi effetti sul morale dei dipendenti e sulla produttività.

Cosa c’entra la gentilezza con la felicità?
Secondo i più recenti studi scientifici, la felicità non è solo emozione e piacere, ma una vera e propria competenza che può essere allenata. 
Ad oggi esistono due teorie principali, sulla felicità:
Edonica, ovvero piaceri ed emozioni che vengono da stimoli esterni e volano via in pochi istanti.
Eudaimonica, ovvero la ricerca del significato del vivere e di buone pratiche di vita e virtù.
La dimensione della felicità eudaimonica, intesa come competenza, si può allenare, traendo ispirazione dalla scienza della felicità, per costruire ogni giorno un nuovo livello di felicità che dipende dalle nostre scelte.
Uno dei modi per allenare la Felicità è coltivare il Capitale Sociale.
La scienza ha dimostrato che siamo cablati per la socialità e che non è sopravvissuta la specie più forte ma quella che ha saputo cooperare meglio. Il Capitale Sociale è la nostra capacità di costruire relazioni solide e di fiducia nel tempo.
Quando i membri di un gruppo si concentrano su comportamenti competitivi, investono la loro energia sulla sfida personale ad arrivare primi.
Se invece vivono in un ambiente di scambio e cooperazione, quell’energia viene naturalmente dirottata verso il Noi, per il raggiungimento di scopi e risultati comuni. Dal capitale sociale dipendono: l’espressione del potenziale, il benessere emotivo, la salute del sistema immunitario e neuroendocrino, la resilienza, la capacità di affrontare stress e depressione.
Coltiviamo il nostro capitale sociale quando: cooperiamo, ci sentiamo coinvolti e coinvolgiamo, diamo supporto e ci sentiamo supportati, ascoltiamo, comunichiamo in modo non violento, mettiamo a disposizione informazioni, siamo gentili, dedichiamo tempo agli altri, condividiamo e ci divertiamo insieme.
La gentilezza attiene ad un significato più ampio che risuona col senso di facilitare l’appartenenza reciproca, ad un insieme che va oltre all’Io. “La gentilezza fa nascere gentilezza”, Sofocle.


Abbiamo appurato che la gentilezza è indispensabile nella nostra vita. Ma, diciamolo: a molti di noi, non viene affatto naturale essere gentili! Però hai appena detto che anche la gentilezza è allenabile. Ci lasceresti un paio di esercizi attraverso i quali possiamo praticarla?!… sperando di acquisire, pian piano, un nuovo modo di “essere”.
La gentilezza è azione ed essere gentili è tutta questione di allenamento.

Se la giornata del 13 novembre rendiamo omaggio alla Gentilezza , dedichiamo gli altri 364 giorni, per metterla in pratica. Una pratica di gentilezza ripetuta più e più volte diventa un’abitudine. In questo modo se ogni individuo agisce abitualmente con gentilezza, le comunità potranno essere più accoglienti e tutti i cittadini più felici.

Il fluire della gentilezza nelle relazioni personali e professionali, a casa, a scuola, con gli amici, nel lavoro, contribuisce alla costruzione di un mondo migliore.
Fornire un’educazione ai più piccoli fondata sul valore della gentilezza, che metta a disposizione gli strumenti utili a stare in società e a relazionarsi con gli altri, oltre alla capacità di ascolto, influisce e condiziona l’empatia. E il «mettersi nei panni dell’altro» è lo strumento per diffondere gentilezza: si può innescare una vera e propria rivoluzione gentile capace di contagiare tutti.

A seguire qualche spunto di riflessione e occasione di esercizio, per allenare la gentilezza e scoprire che qualcosa si trasforma in voi stessi, mentre realizzate quel piccolo ma importante passo:
– Scrivi una breve descrizione della gentilezza, cioè la gentilezza secondo me è questo e poi scrivi cosa provi ad essere gentile. Le sensazioni fisiche, emozionali, mentali che tu provi essendo gentile e poi scrivi come reagiscono gli altri ai tuoi atti di gentilezza e prova a fare una ricapitolazione dei momenti in cui sei stato gentile con gli altri, cosa hai ottenuto, com’è cambiato il comportamento degli altri.
– In una settimana fai tre gesti gentili per coloro che conosci (un piccolo favore ad amici, vicini di casa, una telefonata a chi non vedi da tempo, o è giù di corda…)
– Usa parole gentili e leggere mentre tratti con le persone per email e per telefono.
– Fai un inventario di ciò che possiedi, tieni solo quello di cui hai assoluta necessità e regala il resto.
– Quando guidi, dai strada agli altri.
– Ogni giorno esprimi la tua gratitudine per le piccole cose della tua vita e condividi la gratitudine con un amico.
– Gioca con i bambini nello scambio di parole gentili, per mantenerli “allenati” al modo di porsi rispetto agli altri.
– E se sei un leader di un team pensa ad un piccolo gesto gentile, inaspettato, che puoi fare verso il tuo team, in questo periodo in cui si alternano momenti di smart working e solitudine a momenti preziosi di riconnessione e presenza.

Ovunque e con chiunque tu decida di esercitare la gentilezza, annota in un diario cosa hai fatto, come ti sei sentito, che riscontri hai avuto.

Traendo ispirazione da Esopo “Nessun atto di gentilezza, per piccolo che sia, è mai sprecato”, dopo un mese, verifica come e quanto questi gesti abbiano inciso nella tua vita, privata e professionale.