Ne La società della stanchezza (Byung-Chul Han, La società della stanchezza, Nottetempo, Roma 2012), l’uomo, il soggetto di prestazione, fa guerra continua a se stesso, immaginandosi libero, ma essendo in realtà incatenato come un novello Prometeo.
Questo l’uomo si auto-impone una prestazione, vuole andare sempre al di là dei propri limiti, e viene colto così, come soggetto di autosfruttamento, da una stanchezza senza fine: «Egli è l’archetipo della società della stanchezza»!
Questa intuizione, letta qualche anno fa, mi ha fatto accostare l’immagine dell’uomo stanco all’immagine della famiglia stanca.
Anche la famiglia oggi è stanca:
– per lo smart working, che qualche anno fa sembrava il salvatore della patria;
– per la dad, che non riesce a dare spazio reale alla vita;
– per le relazioni, sempre pre-occupate dalla paura del contagio.
La famiglia stanca è quella che è costretta a mettere in quarantena un suo componente positivo, relegandolo in una stanza della casa.
La famiglia stanca è quella che vivendo a stretto contatto non può che ammalarsi tutta, dovendo far fronte a una, due, tre… emergenze tutte insieme.
La famiglia stanca è quelle delle bollette triplicate di questi primi mesi dell’anno, che già ha dimenticato la baldoria di quest’ultimo Natale.
La famiglia stanca è quella che aspetta figli che non arrivano, perché l’orologio biologico si è fermato nel rincorrere il successo professionale.
La famiglia stanca è quella che non li aspetta più quei figli, perché ha paura di offrirgli qualcosa che sia peggio ancora di quello che ha ora a disposizione.
E poi… la famiglia stanca è quella che aspetta un assegno unico da anni, sapendo già che non potrà bastare a risolvere la sua stanchezza.
Forse per essere meno stanca le servirebbe qualcosa che, nonostante tutto, riesca ancora a scuoterla, rivelandole il senso vero dello stare insieme, tra costruzioni, distruzioni, e nuove ri-costruzioni.
Se la famiglia è stanca è perché le nostre relazioni lo sono! Soprattutto quelle a noi più
vicine. E se non possiamo riposare lontano dalla famiglia, forse è arrivato il tempo di
imparare a riposare in famiglia.