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Mafalda e Paperino

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Con la festa dei lavoratori mi tornano alla mente due “teorici” del lavoro davvero indimenticabili.

La prima è Mafalda, paladina della giustizia che chiede alla madre più volte “che cosa le piacerebbe fare se dovesse vivere” e che mette in bocca ai suoi amici gli interrogativi più disparati sul “perché la vita che uno si guadagna deve spenderla a lavorare per guadagnarsi la vita?”.
Il secondo è Paperino, l’eterno zio-bambino che avrà cambiato quasi 100 lavori nella sua vita, e che puntualmente viene licenziato (giusto per l’ora di pranzo!), che si annoia sempre per quello che gli viene chiesto di fare e che vive perlopiù sognando la sua amaca in giardino.

Cosa avrebbero da dirci Mafalda e Paperino oggi?
La prima forse porterebbe avanti le più strenue battaglie per la conciliazione famiglia-lavoro e ironizzerebbe su questi mesi di lockdown in cui siamo tutti diventati un po’ più ciccioni.
Il secondo forse sarebbe l’idolo di tutti quelli che a fatica stanno cercando di tirare avanti, dopo più di un anno di pandemia, e lo avremmo visto finalmente felice di lavorare.

Mafalda, immagine delle lotte che non sempre hanno l’epilogo desiderato; Paperino, immagine delle lotte che stancano così tanto perché durano da troppo tempo e non ci ricordiamo neanche come mai sono iniziate…
Con Mafalda continuiamo a lottare per la dignità del lavoro. Con Paperino cerchiamo la gioia di lavorare per migliorare.

Entrambi condividerebbero questa frase: “La dignità del lavoro è la condizione per creare lavoro buono: bisogna difenderla e promuoverla”. Sembra lo slogan di un concertone del 1 maggio. Invece sapete di chi è? Provate a cercarlo!

Nel frattempo, buona festa a tutti. A chi lavora (per fortuna!). A chi non lavora, perché possa farlo di nuovo. E presto.

Sonia Vazzano