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Mappe mentali per tutti

  • Categoria dell'articolo:Formazione

 

Maestra, inutile prenderci in giro: mio figlio non sarà mai in grado di studiare le materie orali.
Miriam, 44 anni – Mamma di Paolo, 8 anni

Paolo è un bambino con disabilità: molto intelligente ma con un disturbo del comportamento.
Paolo non riesce a restare concentrato su una cosa per più di pochissimi minuti.

Quando la mamma mi disse quella frase così distruttiva, le diedi coraggio … ma dentro di me pensai che avesse ragione.
Eravamo a giugno, a fine seconda elementare e pensavamo a come affrontare i programmi orali della terza.

A fine giugno, quando noi docenti non vogliamo neanche sentirla nominare la parola formazione, una mia amica mi catapultò in un corso sulle mappe mentali condotto da Giulia Comba, specializzata nel metodo di Tony Buzan.
Quando arrivai al corso mi resi conto che non sapevo né chi fosse Tony Buzan, né cosa fossero le mappe mentali… e sinceramente neanche cosa ci facessi io lì, invece di stare stravaccata sul divano a godermi il mio meritato riposo.

Dopo quel corso, io che non mi reputo né creativa né tantomeno brava a disegnare, iniziai a fare mappe mentali anche per organizzare la lavatrice: per prendere appunti, per fare il programma dell’estate, per progettare formazioni, per fare la spesa, per allenare la mia intelligenza emotiva, per evidenziare i pro e i contro di scelte più o meno importanti.
Ma come avevo fatto senza, fino ad allora?!

Poiché mi resi conto sulla mia pelle che le mappe erano efficaci per apprendere e memorizzare, pensai fossero un ottimo strumento per aiutare i bambini ad approcciare ad un nuovo metodo di studio orale.
E ripensai a Paolo. Chissà che anche lui………….

A settembre, iniziato il programma di storia e geografia, sperimentai un nuovo metodo: leggevamo dal libro sottolineando le parole chiave, spiegavo, facevo la mappa mentale alla lavagna.

La mappa mentale è costituita da un’immagine centrale che spiega l’argomento e intorno ad essa si sviluppano dei rami con le parole chiave, relative al tema, e/o un simbolo.
I bambini l’avrebbero usata per memorizzare gli argomenti, ma anche per ricordare il flusso.

A settembre le mappe le facevo io, a febbraio se le strutturavano a coppie, senza il mio aiuto.

E Paolo?!…
Paolo è un uccell di bosco.. lo chiamavi per leggere, pronunciava una parola e poi urlava che si vergognava… lo chiamavi alla lavagna, scriveva due numeri e poi scappava via al suo posto dicendo che non lo sapeva fare.
Fortunatamente è un bambino molto intelligente. Anche se non lo sapeva.. perchè nella vita sociale aveva più difficoltà di relazione e questo offuscava i suoi talenti.

Paolo, con l’aiuto delle mappe mentali, era diventato uno dei più bravi nelle materie orali.

Un bel giorno, col suo quaderno con la mappa in mano, si mise davanti alla cattedra dandomi le spalle.
Non parlava, allora gli dissi: Paolo, che fai? Non inizi?
E lui: No maestra, aspetto Pietro che torni dal bagno. Devono sentirmi tutti.

Potrebbe sembrare una bella storia d’inclusione.. anche perchè Paolo, oltre ad imparare storia e geografia, scoprì di essere capace di… scoprì la sua autostima.
Ma non voglio parlare di questo.
Voglio parlare delle mappe mentali.
Sì, perchè sono fermamente convinta che ognuno di noi, come persona, docente e discente dovrebbe conoscerle come strumento di vita, come sussidio per la chiarezza… nei pensieri,Intelligenza Emotiva nelle emozioni, nelle azioni.

Anche perchè studi scientifici affermano che aumentino del 15% la memorizzazione (anche a lungo termine) e abbiano un impatto positivo sulla creatività.

Far parlare i nostri pensieri attraverso la creatività (colori e “disegni”) potrebbe così essere un ottimo strumento di allenamento di Intelligenza Emotiva….
Proprio da questa intuizione nasce il metodo mappe emotive, ideato da Giulia Comba ed Emilia Andriella, per allenare la consapevolezza emotiva attraverso un metodo di apprendimento efficace come le mappe mentali.

 

Emilia Andriella