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Notte prima degli esami

Intervistiamo il prof. Marco Bertuccelli della scuola media G. Petrassi di Roma e la prof. Laura Bianchi del liceo classico G. Mameli di Roma, per fare una panoramica generale sulle novità della scuola.


1. Tiriamo insieme le somme di questo anno complesso. Com’è andata, tra DAD, DDI e presenza?

Prof.ssa L. Bianchi:
Quest’anno lavorare è stato veramente faticoso… la precarietà delle condizioni di lavoro che sono cambiate più e più volte ha creato delle serie difficoltà a noi docenti ma anche ai ragazzi. Prima in videolezione, poi al 50% e alla fine al 70%, entrate scaglionate, etc… Questo per quanto riguarda la parte logistica perché aprire il discorso sulla didattica è aprire il vaso di Pandora. Se gli insegnanti fossero semplici “travet”, sarebbe cambiato molto poco ma in realtà ognuno di noi sa che covid o no, questa generazione dovrà affrontare, come tutte le altre, i propri appuntamenti con la vita ed è necessario “attrezzarli” come è sempre stato fatto per tutti. È impossibile quindi tirare i remi in barca e far finta che non sia cambiato nulla. Abbiamo così passato molto del nostro tempo libero in auto formazione, a seguire corsi di didattica a distanza per non lasciare indietro nessuno, a farci venire in mente idee per alleggerire la lezione a distanza lasciando intatti contenuti e competenze affinchè questa non fosse marchiata come “la generazione del covid”. E mentre si lottava con le unghie e con i denti per non perdere nessuno, neanche le nostre famiglie, è arrivata la notizia che avremmo dovuto recuperare il tempo passato in did restando a scuola almeno un mese in più… la delusione è stata grande perché vanificava tutti gli sforzi… montagne di ore di lezione reputate “tempo perso da recuperare”. Un momento in cui i più scandalizzati erano i nostri stessi ragazzi che continuavano a ripetere “Perché un mese in più? Abbiamo lavorato tanto, molto di più di quando non c’era il covid! Non è possibile che non se ne sia accorto nessuno!”

Prof. Marco Bertuccelli:
Ai problemi personali e familiari che tutti gli italiani hanno affrontato si sono aggiunte criticità evidenti di un sistema scolastico che ha faticato a garantire la sicurezza e l’effettivo accrescimento delle competenze e delle capacità degli studenti. Rispetto alla scuola secondaria di secondo grado, nelle scuole medie la didattica in presenza è andata avanti nonostante classi in quarantena e dunque in DAD e singoli alunni in DDI.
Credo che la classe docente abbia dato grande prova di professionalità. Un esempio su tutti: i docenti precari. Costretti ad affrontare le difficoltà del momento spesso lontani da casa, senza il riconoscimento del bonus docenti utile a dotarsi di strumenti utili alla DAD, spesso sottoposti come da tradizione a ritardi nel pagamento degli stipendi, sono riusciti a tenere in piedi un’istituzione che già provata da anni di tagli oggi sarebbe potuta crollare definitivamente, ma così non è stato.
Forse questa pandemia aiuterà chi di dovere a rilanciare l’edilizia scolastica.
Forse questa pandemia aiuterà chi di dovere ad affrontare l’annosa piaga delle classi pollaio magari stabilizzando i docenti precari.
Forse…

2. Quali sono le novità previste per esami? E in che modo i docenti e gli studenti si pongono davanti a queste?

A. Si parla molto delle difficoltà della scuola di raggiungere gli studenti più svantaggiati. La pandemia ha acuito la dispersione scolastica, duplicata rispetto al 2019. Il dato Ipsos è di 34 mila ragazzi dispersi tra marzo 2020 e gennaio 2021.
Si è molto discusso, inoltre, sul debutto del curriculum dello studente (esperienze didattiche ed extra scolastiche) che sarà valutato durante l’esame. Lei crede che il cv possa contribuire ad aumentare le disparità verso gli studenti che non hanno mezzi adeguati per costruirlo?
B. Anche quest’anno, l’elaborato ha sostituito lo scritto. Quanto hanno perso gli studenti che non fanno gli scritti? E’ stato difficile assegnare il tema dell’elaborato a ciascuno studente?


Prof.ssa L. Bianchi:
Le novità non sono molte, sostanzialmente si replica il modello dello scorso anno con una prova orale che partirà dalla discussione di un elaborato, il cui argomento sarà assegnato alle studentesse e agli studenti dal Consiglio di classe entro il 30 aprile per l’esame del secondo ciclo. Il PCTO e la partecipazione alle prove Invalsi non sono più la “conditio sine qua non” per accedere agli esami di stato e il computo del credito scolastico passa da un massimo di quaranta a sessanta punti.
La vera novità è il Curriculum dello studente dove la commissione d’esame ha a disposizione non solo dati che riguardano il percorso scolastico del candidato, ma anche informazioni relative a certificazioni, esperienze significative, competenze eventualmente acquisite in contesti non formali o informali. Un nuovo documento che dovrebbe consentire una migliore organizzazione e documentazione della realtà degli apprendimenti e delle caratteristiche di ciascuno studente.
Come ci si pone davanti ai cambiamenti? Le riforme, i cambiamenti anche parziali nel mondo dell’istruzione sono sempre stati calati dall’alto e come sempre si cerca di tirare fuori il meglio da ogni studente con qualunque situazione contingente.

A. Certo che in una scuola pubblica aggiungere punti a chi può permettersi di fare l’anno all’estero e certificazioni di lingua di ogni tipo, non credo sia il massimo esempio di scuola democratica che offra a tutti le stesse opportunità.
B. Gli scritti? Sono stati sempre un banco di prova importante perché ci si confronta da soli con i testi e si mettono in campo tutte le competenze di cui si dispone. Un elaborato costruito a casa invece offre l’opportunità di una ricerca di fonti e di spunti che possono aiutare nella stesura. Forse una prova mista con elaborato e prova scritta d’italiano e di materia d’indirizzo, potrebbe essere un buon compromesso.
Assegnare il tema dell’elaborato diverso per ogni studente non è stato difficile… da anni facciamo percorsi tematici trasversali.

Prof. Marco Bertuccelli:
Al momento tra le novità, il curriculum riguarda soltanto le classi quinte delle scuole secondarie di secondo grado. Purtroppo il sistema scolastico sta da anni perdendo il suo spirito egualitario, va aumentando sempre più il divario tra studente e studente. Un’istituzione che per sua natura dovrebbe puntare sull’abbattimento degli ostacoli di natura socioeconomica posti lungo il percorso di crescita dei giovani mirando a creare pari opportunità per tutti, legalizza oggi un curriculum che andrà a favorire soltanto coloro che possono permettersi attività extrascolastiche. Un ragazzo che non può permettersi di svolgere attività pomeridiane dovrà vivere il disagio di un curriculum ‘scarno’ in confronto a quello del compagno di buona famiglia che magari al pomeriggio si divide fra il nuoto e il campo da golf. La scuola deve tornare ad essere di tutti e per tutti, uguale nei servizi e nelle opportunità di crescita su tutto il territorio nazionale. Il disfacimento di questa istituzione ha preso il via con l’autonomia scolastica, la quale ha creato scuole di serie A B C, cosa inconcepibile per tanti docenti che come me non vedono in essa una azienda ma un baluardo di legalità e costituzionalità. Purtroppo oggi la scuola non rimuove gli ostacoli di natura socioeconomica ma li foraggia.

A. Non posso fare altro che esprimere il mio disappunto di fronte a questa scelta perché il modello aziendale è quanto di più distante ci sia dall’assicurare un’istruzione formante e formativa.
Gli studenti devono essere valutati solo in base alle loro conoscenze, capacità e competenze acquisite in ambito scolastico.
B. La cosa che più ha spiazzato i docenti delle scuole medie è stata proprio questa scelta. Classi che da settembre svolgono attività in presenza, compiti in classe in presenza, vedono negata la possibilità di sostenere gli scritti a fine anno. Secondo voi io insegnando lettere posso andare a valutare la competenza morfosintattica o ortografica di un elaborato che può articolarsi in forma di mappa concettuale? Posso solo immaginare le difficoltà che avranno i docenti di matematica, i quali difficilmente vedranno la propria materia inserita nel percorso finale, nel valutare i ragazzi. Gli studenti perdendo gli scritti perdono molto, lo scritto è il coronamento di un percorso conoscitivo attivo lungo tre anni. Sono gli studenti per primi ad essere spiazzati da questo vuoto che evidentemente non potrà essere colmato dall’elaborato d’esame.
Rispetto allo scorso anno i ragazzi hanno maggior libertà di scelta, molti stanno optando per la mappa concettuale, alcuni sulla presentazione in PowerPoint, pochi su tesina e prodotti artistici e tecnici. Alla libertà nella scelta della tipologia di elaborato però non si affianca quella per la scelta del tema centrale. Questo deve essere assegnato dal consiglio di classe tenendo conto del percorso personale dello studente; devo prendere atto del fatto che molti colleghi hanno preferito imporre dall’alto l’uno o l’altro argomento, scelta da me non condivisa. Il consiglio di classe dovrebbe come minimo valutare la proposta degli alunni anche solo per responsabilizzare i ragazzi.

3. Quale sfida, in tema di valutazione spetta quest’anno al docente?

Prof. L. Bianchi:
La sfida nella valutazione c’è sempre sia in dad che in presenza. Una valutazione formativa di buon livello non deve e non può escludere il profilo della certificazione degli apprendimenti e delle competenze, anzi, al contrario, significa dare senso profondo ai voti e ai livelli di competenza. Ragionare solo in termini di valutazione sommativa comporta l’acquisizione da parte degli alunni di un riflesso condizionato per cui si studia per il voto e la promozione. Guardare la persona, il suo cammino in termini di conoscenze, competenze didattiche e di vita non significa permettere tutto e non preparare adeguatamente gli alunni… si discute ancora di questo sia in dad che in presenza.

Prof. Marco Bertuccelli:
Nel corso dell’esame di stato del primo ciclo di istruzione, l’alunno dovrà dimostrare capacità di argomentazione e saper esporre con proprietà lessicale, capacità nell’effettuare collegamenti con educazione civica, di avere capacità di problem solving, di avere un pensiero critico e riflessivo, di aver acquisito conoscenze, abilità e competenze nella lingua italiana e straniera e nel campo logico-matematico.
Il docente a partire dall’elaborato, nonché dal percorso triennale dell’alunno, tenendo conto anche delle difficoltà di natura emotiva che possono presentarsi nella prima vera prova d’esame di un ragazzo, dovrà arrivare ad una valutazione. Torniamo alla prima domanda: tolti gli scritti, la valutazione dipenderà dalla prova d’esame, i docenti dovranno necessariamente porre domande sul programma svolto per giungere ad una valutazione globale dei livelli di competenza dell’alunno. Non sarà facile per noi, ancor di più per questi ragazzi.

4. I ragazzi sono ancora il centro dell’esame, o questo è diventato una pura formalità?

Prof.ssa L. Bianchi:
Probabilmente sono fortunata, nel mio liceo l’alunno è centrale e quindi nell’organizzazione del colloquio si cerca di accompagnare le sue preferenze.

Prof. Marco Bertuccelli:
Il rischio che l’esame si risolva nella mera conferma dei livelli di competenza acquisiti nel corso dell’anno esiste. Sarà compito del consiglio di classe far sì che ciò non avvenga. Gli alunni devono comprendere che l’esame di terza media è un passo importante nel loro percorso, un momento di crescita che necessita di preparazione e impegno. Responsabilizzare gli alunni sarà prioritario, sia in ambito scolastico sia in ambito familiare.
Da docente mi sento di dire: veniamo da mesi di sofferenza, dolore, apatia e solitudine, avete l’occasione di dimostrare le vostre capacità, la vostra creatività, la vostra gioia di vivere, ebbene stupiteci!

5. La scuola sta cavalcando un’onda continua di cambiamento. Il ruolo del docente è stato rispettato? I cambiamenti effettuati sono stati frutto di un processo di trasformazione di cui avete fatto parte o sono state decisioni prese dall’alto e imposte?
Come sta davvero il docente, oggi?


Prof.ssa L. Bianchi:
Purtroppo i docenti sono spesso dimenticati e usati; gli adempimenti burocratici nel corso degli anni sono cresciuti a dismisura e non vengono mai proposti istituzionalmente corsi di formazione per allinearci con quanto si è scoperto e si sta studiando in termini d’innovazione in università. Forse un anno sabatico in università per studiare e approfondire le materie di insegnamento con corsi monografici, non sarebbe male.

Prof. Marco Bertuccelli:
Il docente rimane insieme al personale ATA uno dei pilastri che tiene ancora in piedi le istituzioni scolastiche. Non credo che i docenti abbiamo mai avallato la scelta aziendalistica fatta dalla politica. Le trasformazioni in atto a partire dalla buona scuola in poi, l’autonomia scolastica, la questione dell’alternanza scuola-lavoro, le prove Invalsi hanno visto solo marginalmente coinvolti i docenti.
Come si sente il docente oggi? Si sente defraudato di quel ruolo primario che la storia gli attribuisce. Denigrato dagli stessi rappresentanti della classe politica nonché dalla società civile. Sottopagato, basti guardare i dati relativi alle retribuzioni in Europa. Impotente, purtroppo la stessa classe docente è divisa al suo interno fra precari, precari abilitati, docenti in gae, docenti di ruolo, docenti ‘con ruoli’. Finché non torneremo ad essere un unico corpo ed un’unica voce nessuno mai ci ascolterà.

6. Diamo un suggerimento a tutti gli studenti che si preparano ad affrontare gli esami.

Prof.ssa L. Bianchi:
L’unico suggerimento è di vivere questa esperienza presentando se stessi, le proprie idee, le proprie preferenze per come sono, senza pensare se piacerà a questo o a quel professore. L’esame lo fate per voi, quindi godetevelo (se riuscite!).

Prof. Marco Bertuccelli:
Buttatevi ragazzi, stupiteci, mostrateci di che pasta siete fatti. E non credeteci così anziani da non apprezzare quelle che sono le vostre passioni o inclinazioni. Guardando voi, ascoltando voi, torniamo giovani anche noi.

7. La scuola vive nell’incertezza da due anni. Non sappiamo molto su cosa ci aspetta nell’anno che verrà. Sicuramente richiederà ancora tanta flessibilità.
Che consiglio possiamo dare ai docenti che saranno immessi in ruolo a settembre?


Prof.ssa L. Bianchi:
Che sono al posto giusto al momento giusto… è un mestiere bellissimo, basta avere un po’ di umiltà, insomma entrare in punta di piedi ma soprattutto accettare consigli da chi vi è intorno (certamente non i buonisti) e guardare gli alunni come persone in cammino che devono essere aiutate a tirar fuori il meglio di se stessi per poi fare la differenza nella società.

Prof. Marco Bertuccelli:
Nessun consiglio, da Referente per la formazione del mio istituto mi trovo sempre più spesso ad accompagnare, nel corso dell’anno di formazione e prova, docenti con molta esperienza, con più esperienza di me, docenti che da anni insegnano nelle nostre scuole, docenti molto preparati. Se proprio dovessi dare un consiglio gli direi due cose:
● Non dimenticate i sacrifici che avete sostenuto da precari
● Il ruolo è un punto di partenza non di arrivo, non riponete la vostra forza di volontà, la scuola non si risolleverà da sola.