Oggi si parla tanto di mettere al centro le persone nelle aziende, ma non sempre si esplicita che cosa questo significhi. Il desiderio di mettere al centro le persone dovrebbe riconoscersi soprattutto nell’abilità di lavorare sulla qualità delle relazioni tra le persone, dentro e fuori l’azienda. Se ci pensiamo la ricchezza straordinaria di una persona viene utilizzata in azienda solo per una quantità piccolissima. Per questo servono sempre di più leader che mettano le persone nelle condizioni di fare un buon lavoro, che costruiscano relazioni positive nella direzione di fare il bene comune.
Ma di che leader abbiamo bisogno per realizzare tutto questo dopo la pandemia? Dopo che le relazioni sono state stravolte, dopo la svolta dell’home working, dopo aver imparato ad utilizzare le più svariate piattaforme di dialogo virtuale?
Forse ci serve una leadership resiliente, bilanciata, a distanza, relazionale, consapevole che l’essere andati così avanti e così in fretta è solo il segno della necessità che abbiamo di fermarci e di rallentare un po’.
E se fermarsi e rallentare, proprio ora che siamo ripartiti più veloci di prima, fosse il segno della necessità di una leadership del limite?
• Del limite delle relazioni che non possono costruirsi a distanza.
• Del limite degli errori che possiamo sempre compiere, anche di fronte all’altro.
• Del limite dei risultati che non sono mai totalmente raggiunti o appaganti.
La leadership del limite è una leadership dell’imperfezione: scende dal trono per essere umana.
È una leadership dall’intelligenza artificiale: impara a lavorare con le macchine intelligenti senza perdere umanità.
È una leadership semplice: che vede crollare il superuomo e dice basta alla prestazione che non si ferma mai.
È una leadership gentile: che sa chiedere il permesso, ringraziare, scusarsi.
È una leadeship sostenibile: per l’uomo, prima ancora che per l’azienda.
È una leadership delle contraddizioni: qualche volta dice “mai” e qualche altra dice “sempre”. È una leadership emotiva: non ha paura di dire e di mostrare le proprie emozioni.
Una leadership con tanti stili quanti sono gli uomini e le donne che la incarnano, senza essere, per questo, autoreferenziale.
Una leadership autorevole (e non autoritaria!) che vede il limite come qualcosa da onorare sempre e da cui imparare nonostante tutto.
Per una leadership del limite
Sonia Vazzano