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Unici e geniali

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“Ognuno è un genio.
Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido”.

Quando formo gli educatori sul metodo di Inclusione InEmind, spesso, apro e chiudo i corsi citando questa frase di Einstein.
A volte, penso che tutto ciò che ci metto in mezzo, potrebbe anche non esserci.
In questa frase è racchiuso quello che, in maniera naturale, dovrebbe significare universalmente la parola INCLUSIONE.

Sembra che il genio della teoria sulla relatività fosse un ragazzo con Disturbo Specifico dell’Apprendimento.
Non so se abbiamo abbastanza elementi per esserne certi, ma se spiega così bene, in sole 26 parole (non tornate indietro a contarle: fidatevi!), il concetto di Inclusione, non può non aver vissuto sulla propria pelle il giudizio e l’esclusione.

Vorrei, se fosse possibile, marchiare mente e cuore di ogni educatore con questa frase.
Il mondo cambierebbe. O sicuramente non sarebbe così come lo conosciamo.
Così come i medici prestano il giuramento di Ippocrate, noi educatori dovremmo prestare quello di Einstein:
“Prometto di tenere sempre a mente e a cuore che:
Ognuno è un genio.
Mai giudicherò ….”.

Perché poi l’Inclusione non è altro che una tecnica che serve a noi educatori per rendere nuovamente naturale, un meccanismo di accoglienza con cui nasciamo e che, crescendo, rendiamo innaturale, ricoprendolo con pregiudizi e paure.
Perché il problema dell’inclusione è solo un problema di emozioni: la paura dell’altro diverso da noi, figlia del terrore che tutti abbiamo provato nel temere che “quella” parte diversa di noi non fosse accolta e accettata!

Ma se partissimo dal presupposto che tutti siamo diversi.
Che tutti abbiamo dei talenti (valore unico).
Che tutti siamo non abili in qualcosa.
E se fossimo in grado di accettare tutto questo, accogliendo le emozioni che da ciò derivano.
… Allora sapremmo dove guardare prima di giudicare… e l’inclusione diventerebbe una parola desueta.


Emilia Andriella